
Si trovava in quel limbo dorato (o nero inferno, secondo i punti di vista) quando non si è più bambini ma ancora non si è adulti. Per lui, che andava a colazione con Cyrano de Bergerac, pranzava con D'Artagnan e Costanza Bonacieux e si addormentava sognando Dante e Beatrice, l'amore era qualcosa di etereo, ideale, dolcissimo, ma senza nessun risvolto sessuale. Anche se, ballando un “lento” stretti stretti con una ragazza certe cose strane che succedevano dentro i suoi pantaloni gli lasciavano capire che la pubertà era già arrivata, l'idea di fare sesso con la ragazza che amava la ripudiava, gli sembrava inconcepibile.
In quel periodo, Walter, Giulio e lui, compagni di classe, formavamo un trio di inseparabili: avevano perfino costituito una specie di associazione esclusiva che avevano chiamato “Se no i xe mati no li volemos”. Walter abitava in un palazzo a fianco della chiesa di Santa Maria la Nova, in pieno centro di Napoli. Nel palazzo di fronte, viveva Anna Maria, una bellissima ragazza bionda, di un paio d'anni maggiore di loro tre.
Annamaria era bionda, ed a lui piacevano le ragazze bionde con gli occhi azzurri (anche se, naturalmente, avrebbe poi sposato una brunetta dai grandi, brillanti occhioni neri...).
Per lui, Annamaria era la “signorinella pallida, dolce dirimpettaia del terzo piano” della vecchia canzone. La vedeva spesso affacciata al balcone e se ne era innamorato. Un amore adolescente, romantico che, lo sapeva bene, non sarebbe mai andato più in là di un sogno dorato, un sogno irraggiungibile, anche perché aveva un paio d'anni più di loro tre.
“Hai letto 'L'amante di Lady Chatterly'?", gli chiese un giorno Walter.
“Sì, l'ho letto” rispose. Lo aveva letto ma, nel suo foro interno era arrivato alla ferma conclusione che quello non era amore: era pura passione animalesca. Per lui l'amore, quello vero, trascendeva il sesso. L'amore, quello con la A maiuscola, avrebbe dovuto somigliare piuttosto all'Amor Cortese del XII secolo, quello di Dante per Beatrice, per esempio...
Annamaria aveva un fratello più giovane, Pino, loro coetaneo. Non era un amico vero e proprio, ma un conoscente con cui si scambiavano quattro parole quando per caso lo si incontrava per strada.
“Senti -disse un giorno al suo amico Walter- tu che hai una casa grande che si presta, perché non organizzi un balletto ed inviti Pino? E digli che porti con sé la sorella...”
Una balletto: cosa molto comune in quei tempi, era una riunione di amici ed amiche che, riuniti intorno ad un tavolo con vassoi di tartine e bottiglie di Cocacola, ballavano al suono di un giradischi.
Però Annamaria non andò, con suo gran rammarico...
La rincontrò per caso, molti anni dopo, ad una festa di laurea di un amico comune.
“Annamaria?” la chiamò quasi con un fil di voce, mentre il cuore gli balzava nel petto.
Lo guardò con sorpresa.
“Sì, e tu...aspetta, tu sei l'amico di Pino che abitava a Santa Maria la Nova! Quanto tempo!”
“Sì, tanto tempo...”
“Che fai di bello?”
“Sto preparando la tesi, spero di laurearmi in Chimica Industriale quest'anno.”
“Pino ha già finito.”
“Sì, il vantaggio di scegliere un corso di laurea di quattro anni...E tu?”
“Finito qualche anno fa. Ora insegno lettere al Gian Battista Vico.”
“Sposata?”
“E divorziata. E tu?”
“Single, ancora inseguendo un sogno lontano, una 'dolce dirimpettaia del quinto piano'...”
“A volte i sogni si avverano!”
“Hai la macchina? - le chiese - Se vuoi ti riaccompagno a casa...”
“Grazie, accetto volentieri: sono venuta con Pino, ma vedo che non sembra aver intenzione di andarsene, almeno per il momento.”
Al lasciarla sotto il vecchio portone di Santa Maria la Nova si scambiarono i numeri di telefono.
Quella notte non riuscì a dormire. Incredibile, pensava, Annamaria! L'aveva ritrovata e, per la prima volta aveva parlato con lei...E si ricordava di lui!
Sorridente, dolce, come sempre l'aveva immaginata...
Era stata realtà, o solo un sogno di mezz'estate?
La domenica seguente la chiamò al telefono.
“Ti andrebbe una passeggiata sul Vesuvio?”
“Sìii, una buona idea!”
“Conosco un ristorantino sulle falde del vulcano, dove fanno degli spaghetti con frutti di mare che chiamano 'a fine 'o munno' e che meritano il nome che gli hanno dato. Potremmo cenare lì.”
“D'accordo, allora, a fare una buona cenetta!”
“Passo a prenderti alle otto, va bene?”
“D'accordo.”
Fu una passeggiata stupenda: la strada tutte curve che si inerpicava fra massi di nera lava e migliaia di gialle ginestre in piena fioritura, in basso, il mare blu di Napoli e la città che si stendeva ai loro piedi. Quando arrivarono al ristorante, il sole stava tramontando dietro Procida e si cominciavano ad accendere le mille luci della città.
Aveva messo una cassetta di Santo and Jhonny nel mangianastri della macchia, e la musica quasi in sordina della cetra e della chitarra creava un'atmosfera rilassata e romantica allo stesso tempo.
Scelsero una tavola sulla terrazza del ristorante. Sotto di loro, si stendeva tutto il golfo.
“È sempre uno spettacolo fantastico - commentò Annamaria - e, anche se lo hai visto migliaia di volte, sempre ti affascina come la prima volta...”
Cenarono con appetito, e l'ottimo Capri Scala bianco fu il complemento ideale per quella cenetta di mare.
“Dobbiamo ripetere...”
“Quando vuoi!”
“Domani sera?” rise lei.
“E perché no? Domani sera, dopodomani sera, tutte le sere...”
Un caffè, una sigaretta e poi di ritorno a casa.
Napoli è una città insonne, e anche di notte il traffico non dà tregua. Però a quell'ora era quasi accettabile. Per lo meno, non si sentivano clacson strombazzando petulanti come di giorno.
Il venerdì seguente, le telefonò un'altra volta.
“Che ti sembra l'idea di un week-end ad Amalfi?”
“Che sarebbe stupendo!”
“Allora è fatto: ti vengo a prendere sabato mattina. A che ora puoi stare pronta?”
“Se partiamo presto, ci rimane più tempo per vedere la città e magari andare sulla spiaggia e fare un bagno. Col caldo che sta facendo, sarebbe piacevole!”
“D'accordo, allora. Sarò lì alle otto, così faremo il viaggio col fresco della mattina:”
“D'accordo, alle otto di sabato!”
Arrivarono ad Amalfi a metà mattinata. Fatto un rapido bagno nelle azzurre acque della placida baia, si sdraiarono al sole.
Parlarono di cento cose sena importanza: lei gli raccontò aneddoti del suo lavoro di insegnante in una classe molto poco disciplinata, lui le parlò del romanzo che stava scrivendo e della ricerca di un possibile editore. Deliberatamente evitò di fare domande sul matrimonio e successivo divorzio di lei. Era un tema molto personale, molto delicato. Se lei voleva parlarne, se e quando fosse lei a toccare quel tema, la avrebbe ascoltato. Non gli importava il passato, voleva solo vivere quel sogno fatto realtà, godere il momento, sentirla vicino, ascoltare la sua voce... per la prima volta così vicini, così in contatto...
Pranzarono in un ristorante sulla riva del mare. Dopo pranzo, visita obbligata alla Cattedrale: l'ampia e lunghissima scalinata che conduceva all'entrata trifora con archi a tutto sesto, fiancheggiata dai due lati da tre finestroni anch'essi a ad arco, le cui vetrate erano un ricamo di colonnine sottili ed archi dentro gli archi, in una fuga continua verso il cielo, contrastava con il corpo massiccio della chiesa, con il tetto a tre spioventi, ed il corpo centrale ancora una volta abbellito da una fuga di stretti finti archi. All'interno, una fuga di pilastri decorati di oro e nero conduceva all'altare della navata centrale, preziosi affreschi sull'abside ed un enorme quadro del Cristo Risorto, incorniciato da due serie di tre esili colonne.
“Non ero mai stata dentro! È stupendo!”
“Nemmeno io l'avevo mai vista dentro! È incredibilmente ricca e bella...”
“Se ci rifletti, non è strano: Amalfi era una delle quattro Repubbliche Marinare i cui stemmi formano lo scudo del nostro tricolore.”
“Non conosco Pisa e Venezia, però sì Genova, e ti assicuro che la cattedrale di Genova non regge assolutamente al paragone con questa di Amalfi”
“Ahahaha! I Genovesi! Tirchi fin dal medioevo!”
Dopo la visita obbligata, l'altrettanto obbligato shopping. Ah, le donne...pensò lui. Però, se non fossero così, che noioso sarebbe il mondo! Amalfi è nota per la sua maiolica. Nelle vetrine piatti, tazze e brocche di vivi colori, sottovasi con decorazioni in ocra ed azzurro, e, in una vetrina, perfino un gran quadro formato da nove file per nove colonne di piastrelle che raffigurava una scena di vendemmia...
“Meno male che lo shopping è stato solo un window-shopping, sennò avremmo dovuto affittare un camioncino!”
“Ahahaha! Sarcastico, tu! Ma devi ammettere che abbiamo visto piccole opere d'arte.”
“Alla fine, non hai comprato niente...”
“In realtà non ho visto niente che potessi immaginare in casa mia. Me nemmeno tu hai comprato niente!”
“Io sono il maschietto, che compra solo quello di cui ha urgente bisogno. La femminuccia, che molte volte compra solo per il gusto di comprare, sei tu!”
Gli sorrise, e lui sentì che quella giornata sarebbe stata per lui indimenticabile. Era possibile, si domandava, che dopo tanti anni senza vederla, senza sapere più niente di lei, fosse ancora così innamorato? O era solo un inconscio tentativo di tornare a quei felici anni dell'adolescenza che erano svaniti irrimediabilmente e per sempre?
Cenarono in un ristorantino, Bistrot ***, mangiarono con gusto piatti tipici amalfitani, un'ottima pasta fatta a mano, gli Scialatielli, con prezzemolo tritato, pepe e formaggio grana e condita con sugo di pomodorini freschi e vongole veraci, una entrecôte alta due dita alla griglia, innaffiata da un buon Ischia rosso DOC, poi profiteroles con crema al limone (lo Sfusato Amalfitano).
Andarono a sedersi sulla sabbia in riva al mare. Stava sorgendo la luna, una luna piena e brillante che inondava il mare di riflessi di argento fuso. Lo sciacquio delle piccole onde sulle rive cantava una immemore canzone che parlava di terre lontane. Una soave brezza portava il profumo dei limoneti (i famosi limoni di Amalfi).
Timidamente, timoroso di una reazione indignata di lei, le passò un braccio intorno alle spalle. Invece, lei gli passò un braccio intorno alla vita. Restarono così, teneramente abbracciati, per quella che a lui sembrò un'eternità, in un silenzio complice, presi dalla bellezza che li circondava.
Era molto dippiù di quello che lui aveva mai sognato, in tutti quegli anni in cui, anche senza vederla, la aveva tenuta sempre nel cuore...
Si fusero in un lungo bacio. Le fresche e dolci labbra di lei sulle ardenti e secche di lui. L'emozione gli faceva scoppiare il cuore nel petto.
Tornarono all'albergo. Avevano preso due stanze contigue, ma una delle due rimase vuota...
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