domenica 16 ottobre 2011

SIVANA (Il marito poeta)



Un vecchio detto napoletano recita :“Mariti poeti non danno fortuna: son sempre pezzenti guardando la luna”
Evidentemente, Silvana non lo conosceva, o lo considerava una sciocchezza popolare che non meritava seria considerazione. Sicché, quando sulla sua strada si incrociò Piero, che le dedicava canzoni e le scriveva poesia di amore romantico, si lasciò sedurre.
Lo aveva conosciuto in una serata organizzata da amici comuni. Avevano ballato insieme tutta la serata, parlando di cento cose. Lei gli parlò del suo lavoro di segretaria in uno studio di avvocati, lui dei suoi studi nella Facoltà di Lettere dell'Università di Napoli, degli esami che aveva lasciato indietro e di quei pochi superati, però con ottimi voti., ed anche delle sue aspirazioni letterarie e dei suoi sogni di gloria.
Aveva trovato Piero simpatico, anche se la sua vena malinconica era forse quello che più l'aveva colpita. Silvana era, nell'epoca del Rock 'n Roll, una romantica incorreggibile e, quella sera, scoprì di non essere la sola: Piero era più romantico di lei...Ballarono solo “lenti”, stretti stretti l'uno all'altra. Al lasciarsi, Pedro le propose di vedersi un'altra volta e Silvana accettò. Si scambiarono i numeri di telefono.
La domenica dopo, Piero la chiamò.
“Ciao, Silvana.”
Riconobbe la voce.
“Piero!”
“Ho voglia di vederti. Conosci il bosco della Facoltà di Agraria?”
Lei rise: “Credi che possa essere nata e vissuta qui per vent'anni senza mai aver visto il bosco? Mi ci portava mio padre da bambina!”
“Allora potrai farmi da guida...”
Camminarono in silenzio per i sentieri del bosco di quella che era stata un tempo la Reggia di Portici ed era ora la Facoltà di Agraria, fino a che lui le passò un braccio intorno alle spalle, e lui gli passò il suo intorno alla vita.
Usciti dal bosco, arrivati alla piazza della fontana, Piero le indicò una stretta ed alta torre medievale di tufo giallo, che si elevava, solitaria e taciturna, all'angolo della strada che portava all'autostrada.
“Vedi quella torre? È la torre della Regina Giovanna. Si racconta che la regina Giovanna I ricevesse qui i suoi amanti nell'alcova che c'è nel più alto della torre. Dopo una notte di amore, li faceva precipitare per la scala a chiocciola aggrappata alla parete interna della torre, e poi seppelliva i resti nei sotterranei.”
“Che macabro!”
“Amore e morte, l'eterno binomio della vita...”
Si sposarono, contro l'opposizione del padre di Silvana, che considerava Piero uno scansafatiche approfittatore, e, di conseguenza, non “un buon partito”.
“Vedrai che dopo sposati metterà la testa a posto!” lo rassicurò Silvana.
Andarono a vivere nell'appartamentino che Piero aveva ereditato dai genitori, morti da qualche tempo.
Agli inizi, tutto fu felicità, amore e tenerezza: la poesia di Piero nasceva dal cuore, ed arrivava dritta dritta al cuore di lei. Ma poi, piano piano, sopraggiunsero le difficoltà della vita reale: la prima, quella economica. La poesia non “vende”, le canzoni rimangono nel cassetto senza un'adeguata promozione, e l'amore a stomaco vuoto non si vive con la stessa intensità che può dare la tranquillità economica.
“Piero, dobbiamo parlare” gli disse un giorno Silvana.
“Ti ascolto” rispose Piero, spegnendo il pc.
“Sai che ti voglio bene, sai anche che mi piace quello che scrivi. Però devi trovarti un lavoro...”
“Ancora un po' di pazienza, Silvanella: sto cercando un editore.”
“Ma chi va a comprare libri di poesia, di questi tempi?”
“Forse poesie nessuno. Ma sto scrivendo un romanzo. Ed l'ho quasi terminato.”
“Piero...aspetto un bambino...”
La guardò, aprì la bocca come per dire qualcosa, ma le parole non gli venivano.
“Non sei contento?”
Si scosse, abbozzò un sorriso, si alzò e l'abbracciò. Ma a lei sorriso ed abbraccio suonarono falsi.
“Sì, certo...ma...non stavi prendendo la pillola?”
“Avevo smesso.”
“No ti pare che certe decisioni bisogna prenderle in due?”
“Pensavo che ti avrebbe fatto piacere avere un figlio. Siamo già sposati da tre anni!”
“E tu? Tu non pensavi che un figlio potrebbe aver spezzato la mia carriera?
“Ma che carriera? Se da che ti conosco non hai pubblicato niente! Se l'unica che lavora, qui in casa, sono io? E poi, che famiglia è, senza un paio di marmocchi per casa?”
“Mi stai rinfacciando che mi mantieni?”
“No. Non te lo sto rinfacciando, ti voglio bene e non potrei farlo. Ma sto constatando una realtà.”
Piero si alzò, prese la giacca, uscì sbattendo la porta. Silvana rimase a piangere silenziosamente.
Tornò dopo tre ore, puzzando ad alcool. Andò direttamente in cucina, si preparò un
caffè, e si chiuse nello studio.
Quella notte non andò a dormire con lei.
La mattina dopo, senza scambiare una parola con Silvana, fece la valigia e uscì di casa, chiudendosi la porta alle spalle.
“É stata colpa mia!” commentò alcuni giorni dopo a Paquita, la ragazza cilena, quasi sua coetanea, sua amica, che era diventata la spalla su cui piangere “Non ho saputo incoraggiarlo. Gli ho praticamente rinfacciato che l'ho mantenuto durante questi tre
anni...”
“No, Silvana, non ti creare rimorsi ingiusti ed inutili. Ha sido él, que se ha portado como un puerco cabrón! (è stato lui che si è comportato come un porco caprone).Tu ora devi solo pensare al bimbo che porti dentro. Vedrai che le cose si aggiusteranno. Magari quando nasca il bebè...”
“Mi manca, Paquita! Mi manca, e sento di amarlo ancora , sempre come il primo giorno.”
“Vés? (vedi?). E sicuro anche lui ancora ti ama. Dale tiempo al tiempo (dai tempo al tempo)!”
Intanto Silvana continuava con il trantran del lavoro e della casa cui badare. Sempre più grossa, sempre più pesante, fino a che non arrivò il momento della licenza per maternità.
Al tempo giusto, nacque Mirna, una meravigliosa bambina tutta rosa e con i radi capellucci biondi.
“Que mona! (che bella!)” esclamò Paquita, che la aveva accompagnata alla clinica.
“Com'è andato il parto?”
“ Be', per essere il primo, direi che bene. Temevo molto peggio...”
“Ya veràs el pròximo (vedrai il prossimo)! Sarà ancora più facile.”
“Ahahah!- rise Silvana – sempre che sia concepito per opera e virtù dello Spirito Santo...”
“Non dire stupidaggini. Piero non è l'unico uomo sulla terra. Troverai un altro...”
Silvana la interruppe. “No, Piero è stato e sarà sempre il mio uomo, e non ne troverò un altro, già lo so. In amore non esistono le soluzioni di convenienza...”
“Dale tiempo al tiempo...”
Il giorno dopo la nascita della bambina, Piero si presentò in clinica con un enorme fascio di fiori ed un pacchetto legato con un sottile nastrino dorato.
“Posso vederlo?”
“Vederla, Piero, è una bimba!”
Si avvicinò a la culletta, e contemplò quella cosina rosea e paffutella, che dormiva placidamente,
“È stupenda! Mia figlia...” ed il cuore gli si riempì di tenerezza ed emozione.
“E il pacchetto?” domandò Silvana.
“Aprilo, è per te.”
“Un libro? Piero! Te lo hanno pubblicato!”
“Sì, come vedi...”
Lei gli tese le braccia, e si fusero in un lungo, silenzioso abbraccio.

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